Curriculum Vitae
Fabio Pessimo Rebora nasce a Roma nel 1972. L’infanzia trascorsa in prossimità dell’appia antica e di tanti resti romani lo impressiona durevolmente, portandolo più avanti a rifiutare i concetti di arte antica e moderna, di avanguardie e retroguardie. Ammetterà la sola esistenza dell’arte -eterna come eterna è la condizione umana- versus le mode, manifestazioni estemporanee soggette a scadenza.
Nel 1992 frequenta il corso di pittura presso la Wimbledon school of art, a Londra. Tornato in Italia, frequenta prima l’Accademia di Belle Arti di Bologna, poi quella di Carrara, dove nel 1997 si laurea, relatore il prof. Andrea Balzola, con una tesi sulla rappresentazione del tempo in pittura e scultura.
Sentire vivi ed eloquenti -per il tramite della loro opera- artefici morti da secoli, lo conduce fatalmente al marmo e alla sua durevolezza intrinseca, che dopo secoli e millenni preserva visibile l’intelligenza dell’autore, e si accompagna al segno degli attrezzi, struggente registrazione dei gesti che hanno generato il miracolo dell’opera d’arte. Sprovvisto della complessissima formazione tecnica, necessaria sia alla libera realizzazione di opere proprie che alla piena lettura delle opere storiche, negli anni immediatamente successivi inizia un lungo e faticoso apprendistato in alcuni studi di scultura a Pietrasanta(Lucca), prima come copista di opere storiche (il culmine di questa fase è nel 2005 una copia filologica a misura naturale delle tre grazie di Canova, eseguita integralmente a mano partendo da un blocco da 7 tonnellate), e più avanti come assistente alla realizzazione dei marmi del compianto maestro Igor Mitoraj.
Proseguite nel contempo le attività grafiche di disegno, pittura e tecniche incisorie, e portati avanti studi ottici sulle tecniche olografiche, stereoscopiche e sulla videoproiezione di immagini tridimensionali, nel 2008 insedia il proprio studio a Carrara dove crea -prevalentemente su commissione e per siti specifici- opere di suo disegno. Partecipa a numerosi simposi di scultura.
“Come pittore, ho accettato l’idea settecentesca del quadro come finestra. Finestra su un’altro mondo, naturalmente, con un’altra logica.
Come naturale e speculare conseguenza l’idea nelle mie sculture è portare nel nostro spazio forme nate nell’iperuranio.”
1992- Foyer gallery, Wimbledon, UK (mostra collettiva, con catalogo)
1996- EgoCentrique, spazio espositivo, Pietrasanta(LU) (coll. G.Sbrana, F.Ciregia, F.Rebora)
1997- ‘Il labirinto dell’attenzione’, allestimento permanente del padiglione oftalmico dell’ospedale di
Carrara, a cura di A.Granchi (collettivo, con catalogo)
1998- Villa Madonia, Bertinoro(FO) (personale, a cura di G.Hamilton)
1999- Carte Pennacchio, Firenze, esposizione di Xilografie Ex-Libris (personale)
2001- Bronzo commemorativo, commissione del Comune di Serra Riccò(GE) (pubblicato)
2004- Co-working e spazio espositivo Spiazzi, Venezia (collettiva inaugurale)
2009- Jensen gallery, Bergen, Norvegia (collettiva)
2009/2011- 7° ed 8° Os International Symposium of Sculpture, Norvegia (con cataloghi)
2010- Oseana Art and Culture Centre, Osøyro, Norvegia (collettiva)
2012- Simposio Internazionale di scultura, Ponte di Ferro, Carrara (con catalogo)
2014- ‘Il Ponte in Galleria’, esposizione nel Rifugio antiaereo della martana, Massa (collettiva)
2015- Lucciche, simposio di Videoproiezione, Carrara (con brochure)
2015- Scultura monumentale, su commissione, collezione S. Nettles, Florida, USA (pubblicata)
2016- Castello di S.Severina(KR), Biennale delle Arti (collettiva, con catalogo)
2016- ‘Oro Bianco’, mostra diffusa a Castelnuovo(PI) (collettiva, con catalogo)
2017- Simposio di scultura Lac de Saint-Augustin(La Rochelle), Francia (con catalogo)
2018- Realizzazione di una fontana pubblica a Camaiore(LU), a cura di V.Tongiani (pubblicata)
2019- Docente specialista, corso Regione Toscana per addetti alla lavorazione del marmo
2020- Integrazioni scultoree per il restauro della facciata ovest del Louvre
2021- Stamperia d’arte e galleria La Luce Rossa, Carrara, serie di tre serigrafie a due colori a tiratura
limitata, per il Settecentenario Dantesco
2022- Lucca Art Fair, Galleria Lattanzi
Racconti di Pietra
Introduzione di Augusto Giuffredi
Le opere opere di Fabio Rebora parlano da sole senza alcun bisogno di commento.
Esse ci stimolano però alcune riflessioni su aspetti che esulano la lettura estetica e riguardano ambiti a mio avviso più importanti.
Esprimere un’idea rendendola “vera” e “naturale” presuppone due aspetti: il pensiero e il come tradurlo. Aspetti che lo scultore riesce a fondere con grande qualità nei suoi lavori.
Un pensiero forte non può che esprimersi in materiali altrettanto forti, questo non toglie che il processo e il risultato possano essere leggeri ed eleganti. Il raggiungimento della forma avvieneattingendo all’infinito lessico della lavorazione della pietra che Fabio conosce a fondo senza perdersi per questo nello sterile labirinto del virtuosismo fine a se stesso.
Il periodo che stiamo vivendo è costruito su falsi valori, su fragili economie, su inganni propostici quotidianamente dai media; il mondo dell’arte rispecchia questa volubile immagine.
Nelle opere di Fabio non si parla nostalgicamente del passato e nemmeno del presente, si prefigura un futuro nel quale sia ancora possibile attingere alla sorgente dell’essenza stessa dell’essere uomo.
Un mondo nel quale esistono la nobiltà del lavoro e il piacere che questo può dare. La capacità di vivere il valore assoluto e significante
dei materiali naturali e del rispetto che questi meritano.
Occorre pensare in marmo, in pietra e l’opera nasce in modo naturale e semplice come lo è il respirare.
Il tempo necessario a questa genesi è diverso da quello imposto oggi, fatto di febbrili impulsi di attimi sempre più corti e di una velocità fine a se stessa che ci fa sentire sempre in ritardo.
Il tempo dello scolpire in pietra segue un ritmo diverso fatto di assiduità, di determinazione e di pazienza, di giornate passate a pensare lavorando mettendosi alla prova in ogni momento.
Entrare nella materia è un privilegio, che spesso, anche chi lavora tutta la vita, può non provare mai.
Quando si raggiunge questo stato di equilibrio, tutto ha un senso: il soggetto, la pietra impiegata, la forma conferita, le dimensioni e lo spazio attorno.
Il risultato è una grande opera che si distingue nel mare delle piccole opere di grandi dimensioni.
La magia dei lavori di Fabio Rebora ci parla di animali mitici, di corvi “bianchi”, di cani arguti e, spesso dell’acqua, vera fonte di vita,
e dell’azione del bere come rigenerazione e rinascita verso un nuovo mondo che, anche grazie a queste sculture, ci aspetterà nel futuro.